Edgar Allan Poe

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Edgar Allan Poe

TRADUZIONI PREMIATE FINALISTE AL PREMIO PER LA TRADUZIONE DEL TESTO LETTERARIO “Dott. Guglielmo Foschi - CITTA DI FORLI”

Edizione 2006

Traduzioni pubblicate testo a fronte con analisi e interpretazione rispettivamente in: Mascialino, R. (dir.), Interpretare (Campanotto Editore, Udine/PasiandiPrato, 1998) e in: Mascialino, R. (dir.), Rivista di Analisi del Testo Filosofico, Letterario e Figurativo (CleuP Editrice Università di Padova, 2000)

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Mascialino, R., (2000) "Ulalume" di Edgar Allan Poe: traduzione, analisi e interpretazione. N. 1, pp. 9-40. (Rivista di Analisi del Testo Letterario e Figurativo MeQRiMa).

p. 32

“(..) partiamo ora analizzando il nome “Ulalume”, fittizio e comunque scelto dall’autore, ed il tipo di grido con cui avviene il riconoscimento della spazio-temporalità, in quanto qui sta la base dell’ultima ipotesi che sta per essere abbozzata dopo le altre più immediate e risultate per qualche particolare false, ipotesi che è ultima in quanto pare essere in grado di reggere alle falsificazioni e comunque di reggere sufficientemente per poter essere considerata valida.
Analizziamo la pronuncia del nome della donna (…)”.

p. 34

“(…) Si tratterebbe di un titolo che allude ad un problema di impotenza del protagonista – che poi questo sia una proiezione dello scrittore, è fuori di dubbio in un protagonista che è un sosia di quasi tutti i protagonisti delle opere di questo autore, in ogni caso non possiamo inferire da ciò che Edgar Allan Poe abbia avuto problemi di impotenza collegati ad una o più donne della sua vita, bensì possiamo solo inferire, ma con certezza, che questo problema lo ha interessato fino al punto di darne una per così dire cripto-descrizione, ossia una descrizione a livello del tutto nascosto ed implicito.
Certo è che un autore come Edgar Allan Poe, così attento ai significati delle parole, antiche e contemporanee, nonché abile giocatore con i nomi dei suoi protagonisti, non può non essersi accorto delle implicazioni presenti in questo nome per altro da lui stesso costruito artificialmente (…) [così che] se una implicazione fosse stata sgradita o non voluta o fuori posto, sarebbe stata eliminata attraverso il cambiamento del nome (...).”

Mascialino, R., (1999) Edgar Allan Poe: interpretazioni (Eldorado-The Fall of the House of Usher, con testi originali, traduzioni a fronte e interpretazioni). N. 1-2, pp. 28-113. (Interpretare IRIATFEL).

pp. 42-43 [Eldorado]

“(…) Nella strofa successiva parla l’ombra, quella che in questa interpretazione è stata ipotizzata come legittima residente dell’Eldorado e proiezione del cavaliere, e dice a questo che per cercare l’Eldorado deve continuare a cavalcare baldamente. Ciò che emerge è che l’ombra non dice dove sia questa terra, né che cosa il cavaliere debba fare per trovarla, bensì gli dice soltanto che, se cerca l’Eldorado, deve cavalcare e cavalcare oltre i Monti della Luna e giù per la Valle dell’Ombra.
La simbologia più immediata di questo messaggio è che l’Eldorado è sì inafferrabile come i nomi degli pseudo-luoghi citati fanno ritenere, ma si può cercare in uno spazio di ombre – vedi Valle dell’Ombra – e di fantasia – vedi Monti della Luna, da sempre simbolo dei sogni irrealizzabili e dei sentimenti più contemplativi.
Ora il piano è ironico, in quanto dire ad un vecchio di cavalcare arditamente in luoghi così impervi e viaggi tanto lunghi è beffarlo dal momento che non lo può più fare sia per la mancanza di forze che per la mancanza di tempo (…) Il cavaliere che ha vissuto in cerca d’ombre, le ha finalmente trovate ed è in parte ombra egli stesso sia perché è stato già penetrato dall’ombra ed è proiettato nell’ombra che gli sta vicino e sia perché sta per chiudere la sua esistenza e per svanire come ombra a tutti gli effetti. La parte soft, sognante, è stata dunque la guida del cavaliere nel suo viaggio esistenziale che risulta essere un viaggio entro i confini sconfinati dei luoghi psichici (…).”

pp. 94-95 [The Fall of the Houseof Usher]

“(…) Vi sono tuttavia particolari linguistici dai quali è inferibile come il visitatore sia a conoscenza degli effetti disastrosi dovuti all’assunzione di droghe ed alcolici non solo per sentito dire, ma direttamente, ciò che evidenzia come la sua emozionalità sia estrema e non guidata dalla razionalità, ciò da cui a sua volta si rileva come la sua emozionalità sia dello stesso tipo di quella di Roderick, ossia connotata dall’ipersensibilità più estrema e meno controllabile.
Veniamo ai detti particolari. Il narratore descrive molto in profondità le sensazioni provate al suo incontro con paesaggio ed abitazione dell’amico e per descriverle al meglio paragona lo stato depressivo in cui si viene a trovare allo stato dell’oppiomane al risveglio dal sogno, quindi allo stato che possiamo qualificare come quello che dà l’avvio all’insobriamento.
Ora può essere che tale stato sia a lui noto per averne avuto notizia da altri, drogati o medici etc., ma può anche essere che ne abbia conoscenza per essere egli stesso un oppiomane, ciò che ha buone probabilità di essere dato il termine particolare che il visitatore usa in tale comparazione, “reveller” in luogo di eater, forma quest’ultima più consueta in inglese: opiumeater indica che fa uso di oppio, “reveller” significa “bagordatore” o “colui che gozzoviglia”, in questo caso con l’oppio, scelta che mostra una certa sorprendente familiarità con la situazione psicologica dell’oppiomane che può essere prodotta più probabilmente da chi ha conosciuto o conosce direttamente tale situazione, familiarità in cui si può percepire anche una sorta di compiacimento, quasi il narratore-visitatore non sappia trattenere una specie di complicità con un tale ipotetico drogato, perda per un attimo la freddezza di carattere che lo connota abitualmente, lasci emergere, seppure dissimulatamente, una passione per l’oppio e ammicchi ad un vizio che pare essere in qualche misura il proprio o anche il proprio. Tale interpretazione è rafforzata dalla scelta del campo semantico successivo introdotto dal sostantivo “lapse” a proposito del rientro nella norma, sostantivo che significa “scivolamento”, termine connotato negativamente in quanto lo scivolare corrisponde al perdere la posizione che si ha e che si vorrebbe o dovrebbe conservare, tanto è vero che sia “lapse”che “scivolamento” si adoperano anche nell’accezione di “errore”, “sbaglio”.
Ciò sottolinea di nuovo come l’assunzione di oppio per il visitatore sia positiva rispetto alla sobrietà, quasi che il sogno dell’oppiomane sia il giusto, la vera realtà, e l’insobriamento dal sogno sia lo stato di errore, l’effetto di uno scivolamento che può essere considerato “amaro” verosimilmente da chi l’abbia provato di persona e ritenuto tale. A ciò si aggiunge (...).”