Claudio Prili e la Repubblica Romana

di Rita Mascialino

 

Il saggio storico di Claudio Prili, Anatomia di un sogno – La Repubblica Romana (2012, Montedit, Collana Le schegge d’oro - I libri dei premi) presenta i luoghi principali della Roma in cui fu combattuta dal popolo romano la rivolta contro la tirannia di Papa Pio IX nella Prima Guerra di Indipendenza. Tra di essi emergono Villa Pamphili, Villa Corsini, Villa Spada, Villa Savorelli oggi Aurelia,  Porta Portese, Porta San Pancrazio e tanti altri, soprattutto il Gianicolo, dove tra l’altro ebbe luogo la  sanguinosa e disperata battaglia che il 30 giugno del 1849 pose fine al grande sogno della Repubblica Romana. Rivivono nella storia narrata da Claudio Prili alcune delle principali ed epiche figure di patrioti del Risorgimento italiano, quali lo stesso generale Giuseppe Garibaldi, il colonnello dei bersaglieri Luciano Manara, il capitano dei bersaglieri Goffredo Mameli, il celebre autore del testo dell’inno nazionale italiano, il capitano dei bersaglieri Giovanni Dandolo e numerosi altri. Commossa attenzione viene posta sui tamburini della Repubblica Romana, giovani e quasi ancora bambini che parteciparono alla lotta ritmando la carica al popolo combattente e perdendovi spesso la vita. Anche il contributo delle donne in armi viene evidenziato, come il sacrificio della moglie di Luigi Porzi, Colomba Antonietti, morta nella difesa di Porta San Pancrazio nella postazione dei bersaglieri di Luciano Manara per la libertà di Roma.

Impossibile in questa breve riflessione sui fatti storici narrati da Claudio Prili toccare con un’analisi i vari temi presenti nell’intera ricerca. Ciò su cui tuttavia vorrei riflettere in particolare, seppure brevemente, riguarda sia l’impostazione critica dei fatti storici, sia la raffigurazione del popolo romano come sono offerte nel libro.

Il fatto centrale alla presentazione della storia della Seconda Repubblica Romana è l’azione o, più esattamente, la fuga dai pericoli dell’insurrezione, che caratterizzò il comportamento di Pio IX, Papa Giovanni Mastai Ferretti. Questi – vedi anche analisi della storia d’Italia che fu già di Niccolò Machiavelli –  continuò a fare del suolo italico terra di nessuno e di conquista da parte di altri Stati stranieri come nella peggiore tradizione del governo pontificio. Pio IX non esitò a contrastare la lotta per la democrazia da parte del popolo servendosi delle forze restauratrici da lui chiamate contro il popolo oppresso e a sostegno del potere ecclesiale, mentre egli stesso stava nascosto e al sicuro in attesa della Restaurazione dello status quo. Questo papa viene descritto come assolutistico capo di uno Stato teocratico completamente sordo alle esigenze di un progresso qualsiasi e della democrazia.

Quanto al popolo romano, questo viene descritto come capace di insorgere rischiando tutto, la propria vita e quella della propria famiglia, pur di tentare di togliersi di dosso l’odiata tirannia del governo papale, un popolo, pur semplice, illuminato al punto di voler scendere in armi per conquistare la libertà propria, dei figli, dei successori, un popolo generoso e cosciente del momento storico, dell’opportunità di stare dalla parte giusta nella storia. Tale popolo ci viene presentato da Prili come un popolo maturo per i tempi nuovi e capace di volere una repubblica democratica a Roma già nel 1849 a sostituzione del dispotismo pontificio, una repubblica poggiante sulla costituzione mazziniana ed i cui principi sono ancora oggi il nucleo forte della Costituzione Italiana e di molte costituzioni occidentali, come evidenzia Claudio Prili. 

Quale realistica connotazione della personalità del popolo romano e realistico contrassegno della lotta di indipendenza romana, Prili, molto sapientemente, inserisce nel suo saggio intere pagine di narrazione e di dialogo in romanesco, il linguaggio comune dei romani, dei popolani protagonisti della lotta combattuta per quella che era da essi considerata casa loro, Roma. Con ciò Prili dimostra di avere compreso che i fatti storici non vivono solo di scheletri di eventi privati dei segni della vita e con ciò inevitabilmente falsati e non di poco nella loro natura e verità, bensì vivono come azioni agìte da umani, la cui personalità è ciò che conta. E questa  personalità  che sta a monte di ogni azione umana è  condensata eminentemente nel linguaggio parlato, il grande “significatore”. Questa lotta per la Seconda Repubblica Romana si veste pertanto sapientemente in Prili qui e là dei veri abiti forniti dall’anima del popolo espressa nel linguaggio romanesco prima ancora che italiano. Fu quella in primo luogo l’anima che stette alla base della lotta di un popolo umiliato dal governo papale e che rese possibile la battaglia per l’ideale o la grande illusione foscoliana, nonché per il sogno di cui Prili ha fatto l’anatomia nel suo saggio.

Un libro, quello di Claudio Prili, che dà un importante contributo di novità e di approfondimento critico all’argomento della Seconda Repubblica Romana per come ebbe vita nel Risorgimento Italiano.

                                                                                                                     RM