Sulla violenza dei maschi contro le donne

di

Rita Mascialino

Nei secoli e nei millenni, per non parlare di tempi più lunghi, le donne hanno sempre avuto a che fare con la violenza dei loro compagni contro di esse, non è una novità dell’ultima ora, come forse si può ritenere vista l’escalation di omicidi e di accanimento di percosse  da parte dei maschi nei loro confronti messo in evidenza ogni giorno dai media.

Lo stupro è una delle manifestazioni di violenza maschile contro la donna. Se gli stupri sono cosa di ogni pochi minuti oggi nel mondo, un tempo ce n’erano altrettanti e molti di più commessi non solo come tali, ma anche e soprattutto al riparo delle mura domestiche legittimati dalla predicazione di Santa Madre Chiesa che educava le donne, le madri di famiglia ad obbedire ai voleri del loro marito come se questo fosse stato il loro tremendo padrone e che combatte anche oggi contro l’uso dei contraccettivi di qualsiasi tipo da parte delle donne. Una predicazione che aiutava a mantenere lo status quo del potere maschile illimitato sulle donne, grazie al quale il marito stuprava impunito la moglie ogni qual volta ne avesse il desiderio, la volontà, ponendo la moglie ogni mese, per tutta la vita fertile, dalla più tenera età fino alla vecchiaia subentrata prematuramente viste le gestazioni continuate, nella silente disperazione e paura di essere di nuovo e di nuovo gravida, senza tregua e la gravidanza non era né è un gioco da ragazzi, anzi da ragazze, è qualcosa di pesante da sopportare, di particolarmente pesante come lo è comunque ciò che modifica di forza e inesorabilmente la struttura fisica, corporea. Una situazione questa cui i contraccettivi hanno posto un argine, contraccettivi contro l'uso dei quali la Chiesa spende la sua parola. Certo le donne sono felici di generare la vita dentro di sé, ciò nel loro straordinario amore per la vita, diversamente da quanto accade in genere nella personalità dei loro compagni, capaci addirittura di prenderle a calci e a pugni o a bastonate e coltellate mentre portano la vita nel loro corpo con tutte le difficoltà che questo reca con sé, difficoltà di ogni genere, dalla salute che viene compromessa nel mentre alla deambulazione che si deve fare più attenta e così via. Certo sono felici, ma si tratta comunque di un grosso sacrificio, non del piacere di un momento. Donne prese talora anche a bastonate dagli uomini perché il pancione può rendere meno agevoli e piacevoli i rapporti sessuali, può dare fastidio, ma anche perché per così dire sono diventate o appaiono brutte, in aggiunta perché essendo in situazione di estrema debolezza ispirano nei vigliacchi l’uso della violenza, la scarica dei nervi labili. Un sesso maschile difficile da gestire, perché di base arido e violento. Si tratta di due mondi opposti: quello femminile per la costruzione della vita, quello maschile coinvolto a buon mercato nella costruzione della vita e talora addirittura desideroso e capace di distruggerla. Certo, anche le donne hanno ucciso e ancora uccidono  molto, molto di rado, i loro piccoli, un tempo poco lontano condannate a morte per questo, ma non si può paragonare tale loro atto esecrabile a quello maschile diretto a picchiarle o a ucciderle quando sono gravide ed anche quando non lo sono, diretto anche ad uccidere i piccoli. Nelle donne che uccidono i neonati ci sono spesso tracce di psicosi post partum o psicosi post partum vere e proprie, depressioni post partum e tanto altro, nei maschi non c’è niente di tutto ciò, c’è violenza gratuita e sessualità deviata.

Si può ovviare alla tragedia continuata della violenza contro le donne da parte dei loro uomini, questo solo ed esclusivamente attraverso l’educazione e la formazione dei due sessi, soprattutto di quello maschile, che non può continuare più o meno abbandonato a se stesso, in balìa del proprio meccanismo violento. Occorre che i maschi sviluppino migliori freni inibitori doverosi perché sia possibile una vita sociale più serena. In qualche Paese e comunque da qualcuno si è pensato di trattare chimicamente il cervello maschile che va fuori dai ranghi nella sessualità – non sto parlando del normale uso di farmaci antidepressivi o simili, sto parlando della castrazione chimica. Non si può essere d’accordo. Per lo meno io non sono d'accordo. Così come non si può essere d’accordo sulla castrazione coatta di qualsiasi animale, tanto meno lo si può essere relativamente agli animali umani. Nessuna castrazione coatta per nessuno, nessuno può arrogarsi il diritto di intervenire manipolando la personalità di qualcun altro in modo definitivo agendo dal suo esterno sui centri nervosi, nessuno può rovinare la vita ad altri in questo modo inaudito e inaccettabile. Privare qualcuno, maschio o femmina che sia, del diritto alla sua sessualità, è un delitto senza pari o quasi, che in quanto tale non deve essere lecito. Al contrario, ben venga, come anticipato, l’intervento più meraviglioso e miracoloso nelle mani dell’umanità: l’educazione. Attraverso un’educazione appropriata, condotta in primo luogo in famiglia, si può imparare a controllare la propria istintualità, a capire la necessità di accettare le regole del vivere sociale, a rispettare sé e gli altri. Affinché le famiglie siano in grado di educare al meglio i loro figli, occorre che i giovani in qualità di futuri membri della sociuetà e possibili futuri genitori abbiano a disposizione insegnamento scolastico consono. Non si tratta di corsi prematrimoniali di nessun valore in quanto troppo tardivi, frequentati quando ormai i giochi per la costruzione della personalità sono fatti, bensì di insegnamento scolastico nelle modalità consone il quale deve partire dalla terza elementare, insegnamento almeno di due ore settimanali incessantemente fino alla maturità, ai diciannove anni evolvendo i contenuti secondo il procedere dell’età. Un insegnamento che presenti le due personalità maschile e femminile con le loro caratteristiche di base e che insegni ai maschi a rispettare le donne più deboli di loro, che sia finalizzato a stimolare l’unione dei sentimenti all’atto sessuale, alla responsabilità, al bello della vita e non al brutto, che non lasci i maschi soprattutto in balìa della loro sessualità che può degenerare divenendo pericolosa e dannosa per sé e gli altri, per la società tutta, che sia di preparazione alla futura genitorialità. Certo ci saranno sempre degli sfortunati che falliranno la loro esperienza esistenziale, ma saranno un numero ben inferiore a quanto sarebbe ed è senza questa azione educativa e formativa, un’educazione seria, non a base di buoni propositi, ma a base di discipline adatte a far capire le diversità e le uguaglianze, soprattutto a far capire i rischi di una sessualità collegata alla violenza, alla volontà di sopraffazione. Se le donne dovranno imparare a capire chi hanno di fronte come possibili compagni per non misurare sempre con il loro metro troppo fiducioso e materno, i maschi dovranno imparare innanzitutto ed una volta per sempre che il loro sesso non è cosa di cui potersi gloriare in ogni caso. In tal modo potrà venire il giorno in cui le donne non dovranno più avere troppa paura dei loro compagni tanto più forti fisicamente di loro e spesso tanto più deboli di loro nella personalità.

                                                                                                                                                                          RM